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REDAZIONE
6 nov 2023
Il punto del segretario Generale Giuseppe D'Aprile
La materia della contrattazione collettiva ha subito, nel corso degli ultimi anni, fasi delicate nelle quali gli equilibri tra la fonte normativa e quella pattizia hanno subito riforme e ribaltamenti, spesso oggetto anche di interventi della stessa Corte Costituzionale, quale la sentenza n. 178/2015 ove è stata dichiarata l’illegittimità del “congelamento” dell’attività negoziale protratto nel tempo.
E’ con la legge Madia di riforma della P.A. (legge delega n. 124/2015) che viene riaperta una nuova stagione di riequilibrio tra le fonti che disciplinano il rapporto di lavoro. In tale ottica si è giunti, nel luglio del 2017, all’invio da parte del Governo dell’atto di indirizzo all’Aran per la riapertura dei tavoli contrattuali, individuando le linee generali e gli obiettivi prioritari cui doveva conformarsi il nuovo CCNL.
La questione dello “spazio negoziale” continua a essere fonte di ambiguità e conflitti nonostante la riforma Madia abbia introdotto l’articolo 2, co.2 nel decreto legislativo 165/01 che recita:
“Eventuali disposizioni di legge, regolamento o statuto, che introducano o che abbiano introdotto, discipline dei rapporti di lavoro la cui applicabilità sia limitata ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni, o a categorie di essi, possono essere derogate nelle materie affidate alla contrattazione collettiva, ai sensi dell’art. 40, co.1, e nel rispetto dei principi stabiliti dal presente decreto, da successivi contratti o accordi collettivi nazionali, e per la parte derogata, non sono ulteriormente applicabili”.
Il confine tra le prerogative pattizie e i vincoli di legge è certamente sottile, ma è proprio la contrattazione collettiva che avrebbe potuto trovare la giusta alchimia tra norma e contratto.
Era necessario solcare il confine, osare oltre l’ostacolo del perimetro normativo, raccogliere proposte, soluzioni, idee e prospettive diverse per la valorizzazione di tutto il comparto istruzione e ricerca e di tutti i docenti che, prima di giungere alla stabilizzazione del proprio lavoro, hanno già sopportato la sottoscrizione di contratti a termine su sedi sempre diverse, assegnate da un algoritmo “inumano”.
Con l‘attuale ipotesi di rinnovo del CCNL – è una nostra convinzione – la contrattazione e la concertazione vengono sostituite dal concetto “dell’adesione” ad atti normativi già preesistenti, aprendo un solco inarrestabile tra il valore pattizio dell’opera sindacale e la supremazia della legge.
Un salto nel buio per il pubblico impiego ove il concetto di “privatizzazione del rapporto di pubblico impiego” quale espressione di decentramento amministrativo e normativo, perde voce, lasciando spazio a un prepotente ritorno del “potere” Statale.
Una scelta – la nostra – nel rispetto delle posizioni altrui, che deriva dalla convinzione che questo CCNL non migliora la vita e la qualità del lavoro ma appiattisce i propri ideali alla ragione della legge o meglio alla supremazia della Legge.
Un’azione sindacale alla quale la UIL Scuola Rua si ispira per dare valore alla propria firma se questa significa migliorare la qualità del lavoro e il benessere di tutti i lavoratori.
Giuseppe D’Aprile
Segretario Generale
Federazione Uil Scuola Rua
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